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Paolo Manca: “Pregiudizi per i consumatori, per la collettività e per il mercato. Regole efficaci e più controlli”

Il sommerso nel turismo, che consiste negli affitti irregolari di alloggi-vacanza, ha superato il livello di guardia, determinando gravi conseguenze per i consumatori, per la collettività e per il mercato. E’ quanto emerge dai risultati di un monitoraggio attuato da Federalberghi-Confcommercio e resi noti nel corso dell’assemblea nazionale della categoria.
Si tratta di una situazione di palese illegalità che danneggia tanto le imprese turistiche tradizionali quanto coloro che gestiscono in modo corretto le nuove forme di accoglienza. Va da sé che entrambe le categorie sono esasperate dal dilagare della concorrenza sleale che inquina il mercato.
Siamo però di fronte a un mercato “sommerso” solo per modo di dire, poiché il fenomeno denunciato dagli albergatori riguarda soprattutto gli affitti di appartamenti, o altre unità abitative a scopo turistico, ampiamente pubblicizzati su internet nei portali che trattano questo genere di offerta.
Per questo motivo, Federalberghi-Confcommercio ha censito le strutture parallele sui principali portali specializzati ed ha programmato di mettere gli elenchi nominativi a disposizione delle autorità investigative competenti e delle amministrazioni nazionali e territoriali.
Per quanto riguarda la Sardegna, il mercato nero degli appartamenti in affitto ha dimensioni a dir poco preoccupanti. Federalberghi ha censito quasi 13mila alloggi. Di questi, la maggior parte (9.939 unità abitative che rappresentano il 77 per cento del totale) riguardano interi appartamenti disponibili per l’affitto. Dei 13 mila alloggi, inoltre, 10.200 sono disponibili per più di sei mesi e 7.269 (il 56%) sono gestiti da persone che trattano più di un alloggio. Il che denota manca4un’evidente impostazione di tipo imprenditoriale, ma senza ovviamente sottostare alle regole e ai vincoli dell’impresa.
Secondo Paolo Manca, presidente regionale di Federalberghi-Confcommercio, la misura è ormai colma ed è arrivato il momento che le autorità competenti accertino e sanzionino le attività irregolari. “Non è più possibile - sostiene Manca - continuare a giocare nello stesso campo con regole diverse: le strutture regolari, da una parte, sono sottoposte giustamente a controlli e verifiche, mentre dall’altra, quelle dei ‘furbetti dell’appartamentino’, non sottoscrivono alcun contratto di affitto, offrono servizi extra a pagamento e, a volte, hanno dipendenti più o meno regolari che fanno accoglienza e svolgono anche servizi di pulizia degli alloggi”.
Paolo Manca si fa carico quindi di smentire talune convinzioni che tendono a sminuire il fenomeno e ad attribuirgli una rilevanza marginale. “Non è vero che si tratta di attività occasionali. La maggior parte degli annunci (il 76,3%) si riferisce infatti ad alloggi disponibili per oltre sei mesi l’anno. Non è vero che si tratta di piccoli redditi. Sono attività economiche a tutti gli effetti. Oltre la metà degli annunci (il 56%) sono pubblicati da persone che amministrano più alloggi, con i casi limite di nominativi evidentemente fittizi che gestiscono centinaia di alloggi. E non è neppure vero - continua Manca – che il fenomeno tenda a svilupparsi dove c’è carenza di offerta. Gli alloggi infatti sono concentrati soprattutto nelle grandi città e nelle principali località turistiche dove è maggiore la presenza di esercizi ufficiali. In ogni caso il consumatore può essere ingannato due volte - in quanto rischia di non trovare quello che si aspetta e poi perché vengono eluse le norme poste a tutela del cliente, dei lavoratori, della collettività e del mercato”. 
Anche a seguito della pressante azione svolta da Federalberghi-Confcommercio, il Parlamento sta esaminando un decreto legge che assegna ai portali il compito di prelevare alla fonte la cosiddetta cedolare secca, pari al 21% del prezzo pagato dai clienti degli appartamenti in affitto. Anche se la definizione di un’aliquota agevolata non esalta gli albergatori, è apprezzabile il fatto che sia stato individuato un percorso per garantire il prelievo delle imposte. E’ bene tuttavia chiarire che si tratta di una soluzione positiva ma non sufficiente, che dovrà essere integrata con altre misure dicase tutela, ad esempio in materia di igiene e sicurezza, di pubblicità ingannevole e, ancora, in termini di trasparenza: è necessario prevedere la comunicazione delle generalità degli alloggiati alla pubblica sicurezza. Ultimo, ma non da ultimo, va considerata l’imposta di soggiorno, che viene spesso, se non sistematicamente, elusa. Inoltre le buone regole servono a poco se non sono accompagnate dagli opportuni controlli.
Il fenomeno degli affitti turistici in nero non è solo italiano, ma ha dimensioni europee. Tuttavia, altre realtà hanno adottato per contrastarlo alcuni accorgimenti, che Federalberghi-Confcommercio suggerisce di valutare con attenzione.  
AMSTERDAM - Gli appartamenti privati possono essere affittati per non più di sessanta giorni all’anno e non possono ospitare più di quattro persone per volta.
BARCELLONA - Chi vuole affittare il proprio appartamento per periodi brevi deve chiedere una licenza.
BERLINO - Il comune di Berlino ha vietato l'affitto di appartamenti ai proprietari che non siano titolari di una licenza.
BRUXELLES - A Bruxelles può affittare casa per meno di 90 giorni solo chi rispetta una serie di requisiti rigidissimi e solo con il consenso di tutti i condomini del palazzo.
PARIGI - I proprietari degli immobili affittati per brevi periodi devono iscriversi in un registro pubblico, dichiarando le proprie generalità, l’indirizzo e le caratteristiche dell’alloggio.

 

 

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