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Riaffermato il principio dell’evidenza pubblica delle concessioni demaniali. Le considerazioni del Sindacato Italiano Balneari e di Federalberghi.

La Corte di giustizia europea ha bocciato il meccanismo di proroga automatica sulle concessioni agli stabilimenti balneari in Italia, data l'assenza, anche all'assegnazione iniziale, "di qualsiasi procedura di selezione dei potenziali candidati". Tuttavia riconosce la necessità di tutelare il legittimo affidamento per le concessioni se, al momento del rilascio, sia stata osservata una pubblica evidenza.
I giudici europei affermano che la mancanza di una procedura di selezione di chi aspira a una concessione "costituisce una disparità di trattamento a danno delle imprese con sede negli altri Stati membri e potenzialmente interessate a tali concessioni, disparità di trattamento che è, in linea di principio, contraria alla libertà di stabilimento". Questa pronuncia non risolve direttamente la o le controversie nazionali da cui si era partiti e sulla base delle quali era stato effettuato il rinvio bagnante8pregiudiziale alla Corte Ue. Si tratta dell'interpretazione del diritto dell'Unione. Ora spetterà al giudice nazionale competente risolvere la causa conformemente alla decisione della Corte. Questa decisione vincola egualmente gli altri giudici nazionali ai quali venga sottoposto un problema simile.
In definitiva la sentenza della Corte, nel negare l’automaticità della proroga stabilisce:
a) che, per l’applicabilità della direttiva Bolkestein (concernente la libertà di stabilimento e di circolazione dei servizi) spetta al Giudice nazionale la verifica se si tratta o meno di una risorsa limitata;
b) ammette la tutela del legittimo affidamento delle imprese attualmente operanti se al momento del rilascio vi sia stata una pubblica evidenza.
Sib (Sindacato Italiano Balneari): "Serve una seria legge di riforma dell'uso del demanio"
Su quanto contenuto nella sentenza, il Sib-Confcommercio, che rappresenta i concessionari demaniali, osserva che la circostanza dell’evidenza pubblica è stata osservata, nel nostro Paese, in tutti i casi di rilascio di concessioni demaniali marittime, mentre sulla cosiddetta “scarsità della risorsa” è un “dato certo - afferma il Sib - che le concessioni demaniali marittime attualmente in essere non occupano che il trenta per cento di quelle disponibili per cui, in definitiva, la Bolkestein non sembrerebbe loro applicabile”.
Dalla sentenza, in definitiva, il Sib ricava ulteriori motivi di sostegno per le rivendicazioni di tutela delle imprese nell’opera di riforma del settore già annunciata dal Governo:
a) sia perché il demanio marittimo non costituisce una risorsa limitata per cui non è certa l’applicazione della cd Bolkestein in tutti i Comuni italiani;
b) sia perché vi è l’importante riconoscimento della necessità di tutelare il legittimo affidamento delle imprese balneari nellabagnate 11 disciplina previgente qualora, al momento del rilascio della concessione, sia stato osservato il principio della pubblica evidenza.
"Dal punto di vista tecnico nei prossimi giorni faremo ulteriori approfondimenti sulla sentenza", afferma Riccardo Borgo, presidente del Sib-Confcommercio. "Da subito però possiamo affermare come, anche per i contenuti della sentenza stessa e delle sue importanti aperture, sia giunto il momento per l'Italia di dotarsi di una seria legge di riforma dell'uso del demanio. In questi giorni al Parlamento se ne stanno gettando i principi fondanti attraverso una delega al Governo. Occorre dare concretezza a questi principi e occorre farlo in temi brevi. Non ci sono più motivi per ritardare l'avvio della riforma e di farlo con il contributo determinante delle Regioni e delle rappresentanze delle imprese. Le 30.000 imprese che operano sul demanio lo chiedono da anni e aspettano da tempo di poter rilanciare gli investimenti e alzare ulteriormente la qualità e la quantità dei servizi nel rispetto di una tradizione e di una specificità che ha fatto del comparto balneare una delle punte di diamante del turismo italiano e che chiedono con forza gli sia riconosciuta".

In proposito, abbiamo raccolto anche le valutazioni di Fabio Fois e Claudio Del Giudice, rispettivamente presidenti Sib dell’area provinciale di Sassari e della Gallura. Essi ritengono che la sentenza non dovrebbe causare grossi stravolgimenti in ambito locale, dato che “le nostre concessioni sono ben al di sotto del 30% in rapporto alla disponibilità del litorale e, per di più, sono state ottenute sulla base di un atto pubblico di affidamento. Semmai - sottolineano i due dirigenti Sib - dobbiamo proseguire la nostra vertenza volta a  modificare con una certa urgenza la legge regionale n. 8/2015, in forza della quale, in mancanza di redazione del Piano di utilizzo dei litorali da parte dei Comuni, i concessionari vedrebbero ridotto a soli 90 giorni il periodo massimo di apertura. Il che, in assenza di opportune modifiche alla legge, comporterebbe grossi pregiudizi per le nostre attività”.

Federalberghi: "Chiediamo al governo attenzione prioritaria alle nostre esigenze"
Sull’argomento si registra anche la presa di posizione di Feralberghi. "Chiediamo a Governo e Parlamento di rivolgere attenzione prioritaria alle esigenze delle imprese e delle località balneari, che costituiscono uno dei punti di forza del sistema turistico italiano". È questo il commento del presidente della federazione Bernabò Bocca. "Federalberghi, insieme alle altre organizzazioni di rappresentanza imprenditoriale, ha chiesto che il piano strategico nazionale di sviluppo del turismo restituisca la necessaria tranquillità agli operatori. "Abbiamo inoltre chiesto -conclude Bocca- una tutela speciale per le concessioni demaniali che sono strettamente collegate ad imprese che operano su suolo non demaniale: privare un albergo della possibilità di accesso alla propria spiaggia significa condannarlo a morte sicura, con pesanti contraccolpi negativi per l'economia del territorio e per l'occupazione".

 

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