PARCO

Il testo che ridisegna la normativa sulle aree protette, dopo il via libera al Senato, è ora all’esame della Camera per la definitiva approvazione. Il nodo dello sviluppo economico sostenibile.

Sta per andare in porto la riforma della legge sui parchi e le aree protette (quella attualmente in vigore, la n. 394, risale al 1991). Il testo della riforma, già approvato dal Senato, non dovrebbe avere difficoltà a ottenere una convalida in prima lettura anche a Montecitorio, poiché gode di un consenso bipartisan (è stata proposta da Antonio D’Alì per Forza Italia con relatore Enrico Borghi del Pd).
Il disegno di legge contiene diversi interventi di modifica della disciplina vigente e mira alla valorizzazione delle aree asinara4naturali protette “all'insegna del principio di compatibilità tra ecosistemi naturali e attività antropiche, sociali ed economiche”. In altri termini, da una normativa piuttosto rigida, si passa a una programmazione dello sviluppo sostenibile, a una valorizzazione anche economica del capitale naturale di cui dispongono le aree protette e a uno snellimento della gestione delle procedure. I parchi rappresentano infatti, secondo i promotori della nuova legge, un grande patrimonio nazionale ambientale, ma anche - si legge nella relazione – “una imprescindibile opportunità di sviluppo sostenibile, date le potenzialità di ricettività turistica di cui dispongono”. Pertanto, si rende necessario per il legislatore realizzare una gestione integrata della materia che tenga conto della naturale vocazione allo sviluppo delle aree protette in un quadro di compatibilità e adattamento alle esigenze di tutela ambientale.
La nuova legge sulle aree protette italiane, spiega il relatore Enrico Borghi, permetterà di «creare un sistema nazionale delle aree protette. Viene cioè attivata una politica unitaria in cui parchi nazionali, parchi regionali e aree marine protette saranno all'interno di un unico regime di programmazione che tra l'altro sarà funzionale all'attuazione in Italia della strategia di adattamento sul clima».
Tra i contenuti più significativi del disegno di legge, emergono i criteri per individuare i parchi naturali nazionali, i parchi naturali regionali, le aree marine protette e le riserve naturali marine. Sono inoltre innovative le disposizioni relative all'assetto organizzativo ed amministrativo dei parchi: il presidente è nominato con decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, d'intesa con i presidenti delle regioni nel cui territorio ricade in tutto o in parte il parco. La carica di presidente di parco nazionale è inoltre incompatibile con qualsiasi incarico pubblico amministrativo o elettivo.
Con la semplificazione gestionale si vogliono rendere più snelli i meccanismi e le procedure di gestione dei parchi, dando criteri di assegnazione di budget e qualificando la figura del direttore che dovrà essere assunto non attraverso l'albo chiuso ma con delle procedure a evidenza pubblica. Dopo l’approvazione della riforma, per la scelta dei direttori dei parchi si faranno dei bei bandi.
Tra le altre novità della riforma, viene introdotto il concetto dello sviluppo sostenibile. I parchi saranno chiamati a programmare lo sviluppo sostenibile del territorio. Il capitale naturale di cui dispongono potrà diventare un valore di nuovaBRANDINCHI economia legata all'agricoltura, alla tracciabilità, al turismo e alla valorizzazione delle foreste, aprendo a nuove professionalità e nuovi mercati. “Tale impostazione - sostiene Borghi - potrà favorire l'assunzione di giovani che vanno nella direzione di questo tipo di attività». Altro punto importante, l'introduzione del piano triennale per nuovi interventi che verrà finanziato con 30 milioni di euro.
Citiamo infine, tra le novità, le disposizioni che introducono e regolano gli interventi di controllo e di contenimento della fauna selvatica, sia autoctona che alloctona, la cui eccessiva proliferazione (come nel caso dei cinghiali e delle capre all’Asinara) può provocare notevoli danni ambientali.
La riforma è tuttavia osteggiata dal mondo ambientalista, che la definisce sbagliata, incapace di dare soluzioni ai problemi delle aree protette, e strutturata in modo tale da avvicinare troppo sino a sovrapporli pericolosamente i portatori d’interesse con i soggetti preposti alla tutela, svilendo la missione primaria delle aree protette e mettendole in ulteriore sofferenza.
Gli esponenti dell’ambientalismo mal sopportano, in sostanza, le modifiche alle procedure di gestione dei parchi che, a loro avviso, comporterebbero una pesante ingerenza da parte degli enti locali senza adeguate garanzie di professionalità. Al GIANNI RUSSO 2tempo stesso, non condividono l’evoluzione della nuova idea di parco, che da strumento di conservazione della natura diventa anche motore di sviluppo economico. Temono che ciò possa nuocere alla salvaguardia dell’ambiente.
Secondo il presidente del Consorzio Golfo dell’Asinara, Gianni Russo, prima di esprimere una valutazione compiuta sulle nuove disposizioni, occorre attendere i risultati che deriveranno dalla loro concreta applicazione. “In ogni caso – dice Russo – mi sembra che la normativa in via di approvazione tenga conto della funzione di impulso economico che può derivare dai parchi, cercando finalmente di conciliare due finalità principali: quella che riguarda la protezione dell’ambiente e quella, non meno importante, che attiene allo sviluppo economico e alla programmazione e promozione delle attività ecosostenibili che si realizzano attorno ai parchi. La sfida consiste nel rendere non solo compatibili ma sinergici tra loro i due tipi di obiettivi enunciati”.

 

 

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