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Presentato uno studio di Confcommercio. Centro storico di Sassari: negli ultimi 8 anni, negozi in calo del 22,3%

A parte la crisi, gli ultimi anni sono stati deleteri per le attività commerciali ubicate nei centri storici. Le cause sono molteplici e sono riferibili a una molteplicità di fattori. Tra questi, almeno per quanto riguarda la realtà locale, accanto alla recessione, possiamo annoverare il cambiamento delle abitudini dei consumatori indotto dalla massiccia crescita delle grandi strutture di distribuzione, lo spostamento di buona parte delle attività dal centro ad altri contesti urbani ritenuti più redditizi, ma soprattutto la perdita di attrattività economica dei centri storici anche a causa del loro progressivo spopolamento. Tale situazione di svantaggio è stata purtroppo aggravata 

centro 3dalla mancanza o insufficienza di politiche di valorizzazione e animazione adeguate. Sta di fatto che ci troviamo ad assistere a una progressiva desertificazione commerciale e, purtroppo anche umana, dei centri storici e quindi al loro impoverimento. Perché senza negozi “non c’è luce, non c’è socialità, non c’è bellezza”.

L’Ufficio studi di Confcommercio ha analizzato come sono cambiati negli ultimi 8 anni i centri storici in 40 Comuni capoluoghi di provincia di medie dimensioni (tra i quali Sassari e Cagliari) con particolare riferimento a tredici categorie distributive. Le risultanze dell’analisi "Demografia d'impresa nei centri storici italiani" sono state presentate mercoledì 22 febbraio a Roma nel corso di una conferenza stampa.
Il primo dato che emerge è che le città italiane perdono negozi in sede fissa piuttosto rapidamente; il secondo dato è che, andando ad analizzare le dinamiche territoriali, ossia distinguendo tra centri storici e centri non storici, nei primi il tasso di riduzione dei negozi in sede fissa è sensibilmente più elevato rispetto alle aree circostanti.
In effetti, tra il 2008 e il 2016 il numero di negozi in sede fissa è sceso mediamente del 13,2% nelle città italiane prese a campione, ma più nei centri storici che in periferia (-14,9% contro -12,4%).
A diminuire sono soprattutto le librerie e i negozi di giocattoli e abbigliamento, mentre per i benzinai si può parlare di vera e propria sparizione. In controtendenza solo le farmacie e i negozi di telefonia e Ict domestico. Tra le cause, Confcommercio indica prevalentemente i canoni di affitto più elevati rispetto a quelli delle periferie.
A fare da relativo contrappeso a questa emorragia di negozi è la crescita del numero di ambulanti, alberghi, bar e ristoranti. I primi aumentano globalmente dell'11,3% (addirittura del 36,3% nei centri storici), mentre i secondi crescono del 10,2%. Tutto ciò avviene soprattutto nel Mezzogiorno, dove le attività legate al turismo (bar, ristoranti e alberghi) crescono del 17,8% e il commercio ambulante addirittura dell'85,6%.

Il calo del numero dei negozi nei centri storici di Sassari e Cagliari
Ma vediamo più in dettaglio la situazione relativa a Sassari e a Cagliari, dove il commercio in sede fissa ha subito una pesante decurtazione nei centri storici. Vero è però che l’emorragia dei negozi colpisce duramente anche la periferia.
Complessivamente, a Sassari, il commercio al dettaglio negli ultimi 8 anni accusa una riduzione del 22,3% nel centro storico e del 15,6% nel resto della città. Come si vede, il crollo è ben più marcato del dato medio riscontrato in campo nazionale tra le città prese a campione. Tradotta in altri termini, la situazione a Sassari è la seguente: nel 2008 operavano nel centro storico sassarese 507 esercizi commerciali, che nel 2016 si sono ridotti a 394. Mancano quindi all'appello 113 punti vendita, molti dei quali facevano parte della storia commerciale della città. E al di là dei numeri, questi dati negativi si traducono nella perdita di reddittività, lavoro, animazione, vivibilità, storia e attrattività.

Va un po’ meglio, per modo di dire, a Cagliari, dove a fronte di un brusco calo del 22,4% del dettaglio in sede fissa nel centro storico (di fatto uguale a Sassari) le aree circostanti perdono “solo” l’8,5%.

Cresce invece a Sassari il numero di bar e ristoranti che negli ultimi 8 anni, nel centro storico, sono passati da 180 a 209, mentre nelle zone limitrofe e in periferia sono aumentati di 68 unità (da 404 a 472). Sta di fatto comunque che i pubblici esercizi, dopo la caduta dei limiti imposti dal contingentamento, sono aumentati di numero, ma non è cresciuta di pari passo la propensione al consumo. Tanto è vero che nel settore si assiste a un frequente tourn over: molti esercizi che aprono, ma altrettanti che chiudono o passano di mano.

Da Sangalli appello al Governo: “Favorire il ripopolamento commerciale delle città attraverso un'efficace politica di agevolazioni fiscali. Canoni commerciali più accessibili”
Nel corso della conferenza stampa di presentazione studio, il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli ha evidenziatoLEGALITA 3 SANGALLI che l’analisi conferma come, dal 2008 ad oggi, si riducono nei centri storici e nelle periferie, tutte le tipologie distributive. “Una progressiva rarefazione commerciale che riduce la qualità della vita dei residenti e l'appeal turistico delle nostre città. Senza i negozi nelle città c'è meno socialità, meno bellezza, più criminalità. E' un problema grave perché le città sono di tutti e per tutti costituiscono una risorsa di inestimabile valore". Carlo Sangalli, ha aggiunto: "come Confcommercio, già da tempo, abbiamo messo in campo diverse iniziative concrete per riqualificare e valorizzare le aree urbane. Ma questo non basta. Chiediamo al Governo di favorire il ripopolamento commerciale delle città attraverso un'efficace politica di agevolazioni fiscali e proponiamo alle associazioni dei proprietari immobiliari di aprire un confronto per la revisione delle formule contrattuali e per rendere i canoni commerciali più accessibili".
"Il pluralismo distributivo è sempre stato visto come una storia di contrappozione tra grandi e piccoli. Per noi di Confcommercio invece, è un grande valore in grado di rispondere alle diverse esi genze dei consumatori e assicurare ottimi livelli di servizio". Questo il commento del presidente di confcommercio, Carlo Sangalli, rispondendo a una domanda sulla grande distribuzione a margine della conferenza stampa sull'evoluzione demografica del commercio nei centri storici delle città italiane.

 

 

 

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