caprera
In Sardegna situazione incerta e non omogenea. Il settore ha ancora ampi margini di crescita e notevoli potenzialità di sviluppo.

È ormai iniziata la stagione turistica estiva 2016, alla quale molti guardano con fiducia, nonostante le incognite determinate sia dalle incerte condizioni meteorologiche registrate finora, sia dall’ormai imminente referendum sulla Brexit (i britannici sono una componente rilevante dei flussi turistici stranieri), sia dalle tensioni internazionali dovute alla crisi economica e alla recrudescenza del terrorismo. Vero è che la situazione di turbolenza dei Pesi del nord Africa può costituire paradossalmente un fattore di impulso, dato che la Sardegna è ritenuta in qualche modo una destinazione esotica alternativa e comunque “sicura”. Ciò non toglie che alcuni importanti poli turistici dell’Isola stiano patendo le conseguenze del progressivo disimpegno di Ryanar, che finora ha causato contraccolpi soprattutto a danno del settore extralberghiero e di una molteplicità di attività turistiche collaterali, dai servizi balneari, all’autonoleggio, alla ristorazione e al commercio. Tutto sommato, quindi, le aspettative per l’estate 2016 non sono certo esaltanti, anche se per il settore alberghiero, almeno per quest’anno, le cose non dovrebbero andar poi così male, in particolare nel territorio della Gallura dove le proiezioni danno un trend di crescita non irrilevante. Sta di fatto che la Sardegna, nel campo del turismo, ha molta strada da fare e deve ancora mettersi al passo con le realtà più evolute per sviluppare al meglio le sue potenzialità di richiamo.
spiaggia10Queste considerazioni sono indotte, in buona parte, dai risultati delle analisi realizzate dal Centro Studi di Federalberghi, da cui peraltro emerge l’importanza che i grandi flussi del turismo estivo rivestono per l’economia nazionale e per la creazione di posti di lavoro.
Nel periodo giugno-settembre, infatti, gli esercizi ricettivi italiani (alberghiero ed extralberghiero) accolgono circa 55 milioni di persone, per un totale di 235,7 milioni di pernottamenti, che equivalgono al 50% degli arrivi annui ed al 61% dei pernottamenti nel corso di tutto l’anno. Qual è l’incidenza della nostra Isola in questo quadro? Spiace dirlo, ma per quanto la Sardegna nell’immaginario collettivo sia considerata ancora una meta ideale di vacanza estiva, i numeri del turismo non sono certo pari alle potenzialità. Tanto è vero che con nove milioni di pernottamenti durante la stagione estiva, la Sardegna rappresenta appena il 4% del dato nazionale nel medesimo periodo (e ancor meno se si tiene conto dell’intero arco dell’anno, essendo il nostro turismo caratterizzato da una forte stagionalità). Da un punto di vista meramente statistico appare quindi evidente che, se per assurdo la Sardegna non ci fosse, il sistema turistico nazionale se ne accorgerebbe appena.
Conviene tenerlo a mente quando sedicenti esperti o politici di ogni schieramento esaltano le magnifiche sorti del turismo isolano solo perché ogni tanto si realizza un incremento di presenze di qualche punto percentuale. Il turismo in Sardegna ha ancora margini enormi di sviluppo e potenzialità inespresse. Vero è che i dati sopra riportati non tengono conto dei numeri del turismo cosiddetto sommerso delle seconde case e degli affitti in nero, di gran lunga preponderante. Non si tratta però di un fenomeno circoscritto alla Sardegna, bensì diffuso su tutto il territorio nazionale (secondo il Rapporto sull’economia regionale del Crenos, il turismo sommerso in Sardegna è pari al 70% del totale).

L'importanza e i numeri dei flussi turistici stranieri
Tornando all’analisi Federlaberghi, apprendiamo che i turisti stranieri in Italia generano quasi il 51% degli arrivi estivi (27,9 milioni), quota di mercato che si è sensibilmente ampliata negli ultimi anni (era infatti al 46% nel 2010), mentre il numero degli italiani è rimasto pressoché stabile. In Sardegna, invece, l’incidenza del turismo straniero sul totale degli arrivi e delle presenze si attesta attualmente attorno al 47% ed è comunque in continuo aumento.
“Si tratta di un trend - commenta il presidente di Federalberghi Bernabò Bocca - che da un lato conferma il grande appeal che la destinazione Italia esercita nei confronti dei turisti di tutto il mondo e dall’altro ci ricorda che le famiglie italiane negli ultimi anni hanno dovuto stringere la cinghia per fronteggiare una crisi che non si è ancora conclusa”.
Nel dettaglio dei flussi internazionali è il tedesco la lingua più parlata sotto il solleone.
La Germania è di gran lunga il nostro principale mercato con 6,2 milioni di arrivi e 34,7 milioni di presenze durante l’estate, seguita dagli Stati Uniti (2,4 mln di arrivi e 5,9 mln di presenze) e dalla Francia (quasi 2 mln di arrivi e 6,8 mln di presenze).
bagnante2Le località preferite dai maggiori fruitori stranieri dell’Italia in estate sono il mare, i laghi e la montagna per i tedeschi, le terme e le città d’arte maggiori e minori per austriaci, francesi ed inglesi, le città d’arte maggiori e minori nonché le aree interne per gli statunitensi e le città d’affari/shopping ed il mare per i russi.
Per quanto riguarda i flussi interni sono gli accenti lombardi quelli che maggiormente si riconoscono nelle varie località turistiche. È infatti la Lombardia la regione che offre il maggior contributo all’economia delle vacanze estive con 6 milioni di arrivi, seguita dal Veneto con 2,5 milioni e dal Lazio con 2,4 milioni. Per la clientela italiana le località preferite in assoluto sono quelle marine maggiori e minori e le montane.

Turismo e occupazione
Sul fronte occupazionale durante l’estate le imprese del turismo diventano una vera e propria ‘fucina’ dando lavoro a poco più di 1,1 milioni di dipendenti, con un picco nel mese di agosto pari a circa 1,12 milioni. Il comparto alberghiero è quello che risente maggiormente della stagionalità con un numero di dipendenti ad agosto pari a 316 mila unità che risulta più che doppio (+111%) rispetto per esempio al mese di novembre (quando gli occupati sono 150 mila).
La regione con più lavoratori occupati negli alberghi è la Lombardia con circa 171 mila dipendenti, seguita dall’Emilia Romagna (113 mila), dal Veneto (108 mila) e dal Lazio (104 mila), mente l’occupazione nel settore in Sardegna si attesta sulle 30 mila unità.
“Il valore aggiunto prodotto ogni anno dalle attività connesse al turismo - sottolinea il Presidente degli albergatori italiani - è di circa 171 miliardi di euro pari all’11,8% del prodotto interno lordo che evidenzia la necessità di un forte impegno pubblico e privato a sostegno dello sviluppo del settore”. Ed evidenzia inoltre quanto l’economia e il quadro occupazionale della Sardegna potrebbero rafforzarsi se riuscissimo a sfruttare al meglio tutte le potenzialità di accoglienza e di richiamo della nostra Isola, dove i consumi turistici sono al momento stimati attorno a 2,5 miliardi di euro.

 

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