via commerciale

C’è una marcia indietro sulla cedolare secca negozi nella Legge di Bilancio 2020: il rush finale di approvazione degli emendamenti ha visto la bocciatura della proposta di proroga 2020. Dunque, non si potrà più applicare la tassazione agevolata con aliquota al 21% sull’affitto dei negozi (categoria catastale c/1).

Il no è stato deciso in commissione Bilancio al Senato, dove non sono passati gli emendamenti alla Legge di Bilancio che chiedevano, appunto, la proroga.
La cedolare secca al 21% sui canoni commerciali, lo ricordiamo, era stata prevista dalla manovra dello scorso anno, per il solo 2019 (comma 59, legge 145/2018). Il testo della norma, che non è stata prorogata, consente di applicare la cedola secca ai contratti di affitto dei negozi stipulati nel 2019 (se hanno una superficie non superiore ai 600 mq, escluse le pertinenze).
Quindi, fino al prossimo 31 dicembre è possibile applicarla, mentre i contratti d’affitto che verranno firmati dal primo gennaio 2020 non potranno prevederla.
Attenzione: basta che il contratto venga firmato entro la fine anno, anche se la registrazione avviene poi nel 2020. L’importante è che quest’ultimo passaggio avvenga entro 30 giorni dalla stipula. Ricordiamo che la cedolare secca negozi si può applicare sia ai nuovi contratti che ai rinnovi di contratti già in essere.

Cedolare secca: nuovi casi ammessi
Prevedibili le proteste del settore."Lo stop sulla proroga per il 2020 della cedolare secca per gli affitti commerciali è un'occasione persa che danneggia il settore immobiliare - commenta Santino Taverna, presidente Fimaa -Federazione Italiana mediatori agenti d'affari, aderente a Confcommercio-Imprese per l'Italia -. Da nord a sud del Paese i negozi stanno vivendo una crisi senza precedenti, a causa dello strapotere di internet e delle multinazionali che fanno affari in Italia, ma pagano le tasse nei paradisi fiscali all'estero. 

Anzichè disincentivare la concorrenza sleale, con questa mancata proroga si incentiva la chiusura dei negozi tradizionali, non solo a danno del comparto immobiliare ma anche del commercio al dettaglio e della sicurezza delle nostre città. La proroga dell'aliquota ridotta - conclude Taverna - avrebbe favorito la locazione degli immobili sfitti, rivitalizzando il tessuto sociale delle città e disincentivando la desertificazione dei centri storici dei medi e piccoli comuni d'Italia. Auspichiamo un repentino cambio di rotta".

«In assenza della cedolare il proprietario è soggetto all’Irpef, all’addizionale regionale Irpef, all’addizionale comunale Irpef e all’imposta di registro, per un carico totale che può superare il 48% del canone e al quale deve aggiungersi la patrimoniale Imu-Tasi, oltre alle spese di manutenzione dell’immobile e al rischio morosità».

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